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FILOSOFIA YOGA

La filosofia su cui si fonda è quella degli antichi testi Indiani, i Veda, parola che si traduce con Sapienza.

La Conoscenza per i Veda è infatti il veicolo primo della liberazione.

 

Per uno dei testi più importanti a cui la tradizione dello yoga fa riferimento, la Bhagavad Gita, questa disciplina è lo scioglimento dei legami con la sofferenza. Lo scopo finale è quello di essere in gradi di vivere sereni, felici e di emanciparsi dalle schiavitù della mente sempre pronta ad appesantirci con problemi e preoccupazioni. Di fatto tutto è relativo, illusorio, e poter esperienzialmente trovare un modo per essere in grado di vivere con questa consapevolezza è fondamentale per vivere sereni, felici.

 

Ci sono due sentenze nelle scritture antiche, ed in particolare nelle Upanishad che definiscono la causa di ogni male e viceversa l'origine di tutte le virtù, due sentenze che suonano come delle equazioni e che funzionano sempre, in ogni caso, in tutti gli ambiti della nostra vita.

La prima parla dell'ignoranza, e recita Avidya Karman Samsara, ossia del fatto che dall'ignoranza segue l'azione che genera rinascita.

Gli esseri viventi sono impastati di Azione, un azione determinata da un originaria Ignoranza, un azione che se fatta, appunto, nell'Ignoranza genera per forza una Reazione che ci tiene avvinghiati in un divenire cosmico. Questa Avidya, Ignoranza, è ontologica, non si sa da dova provenga, è nata con l'Universo, non ha principio (Avidya Anadi).

Qual è dunque il motivo per cui vale la pena vivere? Trovare la via d'uscita alla sofferenza di  queste rinascite, dando per assioma che una via d'uscita ci sia, ed identificandola con la Liberazione (Moksha).

Nell'orizzonte delle Upanishad tutti i mondi, anche quelli paradisiaci, sono avvinghiati nel reticolo della decadenza. Anche Brahma, per esempio, invecchia e muore, e quindi la sofferenza non risparmia nessuno. Ma mentre le divinità vivono in mondi troppo agiati per impegnarsi a sviluppare Viveka, la discriminazione, e mentre gli esseri inferiori soffrono troppo, gli esseri umani sono nella condizione migliore per poter darsi da fare e trovare questa via di fuga. Si dice quindi che gli uomini non dovrebbero sprecare questa occasione di attingere alla Liberazione.

Così la seconda sentenza, la seconda verità che si enuncia è una realtà salvifica, anche qui delineata come un equazione e che recita Vidya Vairaghya Moksha: la conoscenza porta a quel saggio lasciar andare che genera Liberazione.

Si arriverà a quel punto ad un azione che non è più incatenante.

L'ignoranza fondamentale, la tenebra che sorregge tutto, è l'identificazione con il nostro piccolo Io, Ahamkara.

Quando ci si rende conto che il nostro Io separato non è mai esistito si è in grado di raggiungere l'Illuminazione.

 

La conoscenza, la sapienza, porta l’uomo ad essere più consapevole, attento, caratteristica fondamentale per uno yogi, e la via che chiamiamo yoga porta in modo naturale all’equanimità, che si declina in Amore.

Lo yoga inverte il normale percorso e processo ordinario della vita, dando rilievo a principi e valori che oggigiorno vengono puntualmente violati: la gratuità, l’attenzione all’altro, il rivolgersi all’interno e non all’esteriorità, la gioia di vivere...

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